A ogni pubblicazione dei nuovi dati Istat sull’andamento dell’economia e del mercato del lavoro in Italia, sulla sicurezza, sull’aspettativa di vita, sul tasso di mortalità infantile (eccetera) c’è sempre una folta schiera di cittadini che considera quei dati come fallaci o taroccati dalle élite dominanti. Qualche giorno fa un’esponente di uno dei due partiti di governo ha voluto incontrare il presidente dell’Istituto nazionale di Statistica per “fare il punto sulla sinergia necessaria da mettere in atto con la politica per il raggiungimento degli obiettivi del contratto di Governo”, perifrasi dal suono vagamente minaccioso. Ma alla matematica non si comanda. In questi tempi instabili in cui un tweet ha più valore di una statistica, abbiamo ritenuto necessario ribattere con i dati ad alcune credenze talmente diffuse da essersi trasformate in modi di dire. In calce all’articolo poi riportiamo i risultati di una ricerca scientifica che tenta di spiegare quale sia il meccanismo cognitivo alla base della percezione distorta.

I bambini non si toccano
Fino al 1895 in Italia morivano 326 bambini sotto i 5 anni per mille nati vivi. Nel 65% dei casi a causa di malattie infettive. Fino al 1931 i bambini muoiono per gli stessi motivi ma il tasso passa a 170 per 1.000 nati vivi. Col miglioramento delle condizioni igienico sanitarie, la variazione dei regimi alimentari e i nuovi metodi di profilassi e cura, si passa nel 1960 a 47 morti per 1.000 nati vivi, arrivando a oggi in cui l’Italia si colloca tra i Paesi con la più bassa mortalità infantile: dai 3,8 del 2004 si è infatti passati ai 2,8 del 2014.

Se ne vanno sempre i più giovani
Nel 1900 la speranza di vita media in Italia per un uomo era di circa 42.9 anni, per una donna 43.2. Un neonato del 1976 aveva una probabilità del 90% di essere ancora in vita all’età di 50 anni, se maschio, e a quella di 59 anni, se femmina. Oggi può confidare di sopravvivere con un 90% di possibilità fino all’età di 64 anni, se maschio, e fino a quella di 70, se femmina. Secondo il rapporto del 2017 la speranza di vita alla nascita si attesta a 82,8 anni (85 anni per le donne e 80,6 anni per gli uomini).

Non ci si può sposare perché non ci sono i soldi
Nel 2015 (ultimo dato a disposizione), in piena crisi, sono stati celebrati in Italia 194.377 matrimoni, circa 4.600 in più rispetto al 2014. Si tratta dell’aumento annuo più consistente dal 2008.

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