Ricordi?, le affinità evocative

A dieci anni da Dieci inverni, che può sembrare un gioco di parole, il regista e sceneggiatore Valerio Mieli si conferma uno dei migliori interpreti dell’amore fra i millennial. Il suo film d’esordio era ricco di appigli a cui un’intera generazione, quella che si è scoperta adulta a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, poteva aggrapparsi – il precariato, lavorativo e sentimentale, il progresso tecnologico (la prima mail di Michele Riondino a Isabella Ragonese) – così come di riferimenti spazio-temporali (Venezia attraverso due lustri). Con Ricordi? Mieli opera un’astrazione dal tempo e dallo spazio arrivando a confezionare un prodotto in cui chiunque può ritrovare piccole parti di sé.

La storia di Ricordi? infatti è talmente universale che i due protagonisti non hanno nemmeno un nome e non importa che ce l’abbiano. Non si sa esattamente dove abitino e cosa facciano per vivere (verso la fine si capisce che impartiscono ripetizioni private), ma niente di questo è indispensabile. Tutto ruota intorno a loro due, rappresentanti di due opposte visioni del mondo, che s’innamorano, vanno a vivere insieme, s’infettano, si modificano a vicenda, si lasciano, fino a che non realizzano di essere talmente contaminati da non poter fare più a meno l’uno dell’altro.

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