[continua da qui]
La seguivo con lo sguardo e cercavo d’indagare i suoi comportamenti. Avevo paura d’incrociare il suo assetato di sangue. Con circospezione la scrutavo, sollevando di tanto in tanto gli occhi dal libro di Balzac.
Era inquieta, più del solito. Cliccava nervosamente sul mouse per spostare le carte del Solitario. Un lavoro duro se iniziato già alle 9 e 15.
Tizio è in barca nel mare della Grecia, per sollazzarsi dopo i numerosi turni extra (sempre da intendere come Fuori [dal luogo di lavoro]). Non so se con la moglie premurosa o con qualche sgualdrinetta impanata, ma non me ne curavo.
Ore 9 e 30 circa.
Tizia e la sua fiammeggiante chioma scattano dalla sedia del computer. Ero determinato a interpretare i suoi movimenti.
Si siede sulla sedia rossa dietro di me, apre un cassetto e ne trae alcuni fogli di brutta e la sua penna rossa personale. Occhi fissi sulla scrivania, gambe accavallate, penna in mano. Con movimenti convulsi inizia a scrivere sul foglio. Velocemente, con rabbia.
Pack! Poggia di scatto la penna sul tavolo. Mi giro lentamente e con la coda dell’occhio la guardo. Se ne accorge, solleva il capo dal foglio, mi fulmina. Mi giro di scatto di nuovo verso avanti. Tendo l’orecchio ai suo movimenti. Riprende a scrivere, vigorosamente. Si ferma, riprende, Pack!
Memore delle sue confidenze, la immagino a scrivere una delle sue poesie che andrà ad aggiungersi alle oltre “trecìenDo” già pubblicate; o una canzone che si sommerà alle “venDi” già composte. E invece mi sbagliavo.
Sento rumore di carta che viene strappata. Un primo, un secondo, un terzo, un quarto strappo! Tutti quei minuti d’intensa passione scrittoria ridotti a innumerevoli brandelli. Si avvicina a me, prende lo scotch. Non posso guardarla, non vedo cosa assembla. Si alza ondeggiando col suo sederone e butta qualcosa nel cestino dell’immondizia.
Si rende conto che la scruto.
Si rende conto che la scruto.
Devo venire in possesso di quegli scritti, devo scoprire cosa celano. Mi ripropongo il giorno dopo di recuperarli. Trovo nel cestino un fagotto scotchato. Mi faccio coraggio ed estraggo l’arcano. Lo apro.
Non aprite questa foto! |
Deve essersi sentita osservata, ha voluto depistarmi. Il fagotto contiene l’incarto del preparato proteico per il suo verde beverone. Me l’ha fatta! Pazza e furba, chi lo avrebbe mai detto.
Ma nei giorni seguenti riesco a pescare alcuni frammenti dei suoi scritti misteriosi, approfittando della sua pausa pipì. Li porto a casa e sotto la luce di una lampada, come uno scienziato, cerco di assemblarli. Non riesco a dargli un senso. Mi pare che siano frammenti di due fogli diversi. Non individuo alcuna parola riconoscibile. Una calligrafia incomprensibile. A volte degli strani segni si ripetono. Sembrano delle G e la cosa non è rassicurante.
Tornata dal bagno comincia a inveire:
“Che manco lo sanno contro chi si sono messi! Non c’hanno capito un cazzo! Loro volevano truffare me, mi volevano dare a quello e farmi somigliare alla loro figlia! Che imbescilli! Defiscìentdi! Ioooooo…! Io che provengo da una famiglia illustre, soprattutto da parte di mio padre. Un antico parenDe di mio padre era il prefetto di Zara, sottoposto di D’Annunzio! Eh Eh Eh….!
Poi c’avevo uno zio che era commendatore di Como. Il fratello di mio padre se n’era andato da RRRosilini presto; pluridecorato nella guerra del Vietnam, aveva imparato a cucinare nei Marines. Poi si è trasferito a New Yorka ed è divenDato il migliore chef di tutta Manhattan, lo chef dei Vip. Poi si scocciò e tornò a RRRosolini e aprì un biscottificio/panificio, con 13 dipendenDi alle sue dipendenZe.
Mio nonno?? Mio nonno paterno era uno e ottanDa, bello che assomigliava a Cary Grant, era un uomo che si era fatto da solo, costruiva villette a New Yorka, poi è tornato in Ziscilia e costruì una casa in stile liberty che durante lo sbarco degli alleati funse da ospedale. In Biù mio nonno materno era l’avvocato La Pira, ed erano ricchi sVondati! Alcuni di questi erano anche parenDi di Lucio Battisti, sì, sì, il canDanDe!”
Poi c’avevo uno zio che era commendatore di Como. Il fratello di mio padre se n’era andato da RRRosilini presto; pluridecorato nella guerra del Vietnam, aveva imparato a cucinare nei Marines. Poi si è trasferito a New Yorka ed è divenDato il migliore chef di tutta Manhattan, lo chef dei Vip. Poi si scocciò e tornò a RRRosolini e aprì un biscottificio/panificio, con 13 dipendenDi alle sue dipendenZe.
Mio nonno?? Mio nonno paterno era uno e ottanDa, bello che assomigliava a Cary Grant, era un uomo che si era fatto da solo, costruiva villette a New Yorka, poi è tornato in Ziscilia e costruì una casa in stile liberty che durante lo sbarco degli alleati funse da ospedale. In Biù mio nonno materno era l’avvocato La Pira, ed erano ricchi sVondati! Alcuni di questi erano anche parenDi di Lucio Battisti, sì, sì, il canDanDe!”
Non riuscivo a chiudere la bocca per lo stupore, dopo questa sterminata lista di self mad men, filantropi, militari illustri, attori muratori e mastri biscottai. Forse sui fogli metteva insieme l’intera genealogia della sua razza per scrivere i novelli “Vicerè”!
Ma le mie fanDasie….cioè fantasie, vennero interrotte da un grido di disperazione:
“Ooooooooooooooooohhhh, ma ti RRendi conDo? Me ne hanno fatte di tutti i colori…mi hanno fatto distruggere i denDi, mi hanno fatta divenDare obbbesa……mi volevano fare sposare con un pazzo per fargli da badante……Ooooooohhhhhh……. solo io, che ho fatto la scoperta scientifica, potevo svenDare questo piano!!!! ….se era un’altra la facevano a pezzi, con me non ce l’hanno fatta! Io mi sto prendendo la mia rivincita dicendo in giro queste cose ad alta voce e senza paura! DDavide ha vinDo Golia!”
See, Active Plus!
[continua…]