Monica Sales e quella pugnalata alle spalle

Lo scorso aprile i giornali di tutto il mondo hanno dato la notizia della morte di Günter Parche, un uomo tedesco di 68 anni da tre lustri ricoverato in una casa di cura. Forse saranno stati in pochi quelli che avranno avuto un sussulto nel leggere questo nome, soprattutto se non hanno mai visto una partita di tennis.

Parche, in verità morto nell’agosto del 2022, sarà ricordato dalla storia per due cose: per la sua folle e travolgente passione per la campionessa di tennis Steffi Graf e per aver accoltellato la sua rivale più promettente, la tennista Monica Seles. L’episodio risale al 30 aprile 1993 e probabilmente per questo un giornalista del tabloid tedesco Bild – che per primo ha dato la notizia della morte di Parche – era andato a vedere che fine aveva fatto quel signore nato e cresciuto in Turingia che aveva posto fine alla carriera di una delle più grandi tenniste al mondo.

Cosa è successo a Monica Seles?

Monica Seles è comparsa in pubblico e sui giornali pochi giorni fa, in occasione dei suoi cinquant’anni, e non sono mancati i titoli che con la solita e sfrontata ossessione per il fisico delle donne hanno usato parole come “magra e in forma”. Sulla scelta di queste espressioni però ha sicuramente pesato il fatto che, dopo l’aggressione che ha praticamente stroncato la sua ascesa sportiva, Seles abbia avuto problemi col cibo che l’hanno fatta allontanare dai canoni fisici richiesti a un’atleta agonista del suo calibro.

Nata il 2 dicembre 1973 a Novi Sad, in Serbia, Seles non aveva ancora compiuto vent’anni ma aveva vinto già ben otto Slam, tre volte i WTA Championships ed era arrivata in finale a Wimbledon nel 1992. Quel tragico 30 aprile 1993 stava disputando i quarti di finale del torneo di Amburgo contro la bulgara Magdalena Maleeva e conduceva il match per 6-4, 4-3. Approfittando della pausa per il cambio campo, si era seduta per riprendere fiato, asciugarsi il sudore e bere un sorso d’acqua, fino a quando una pugnalata lancinante la colpisce alle spalle. Urlando di dolore fa in tempo a vedere il ghigno di un uomo con una camicia verde a maniche corte e un codino lungo e brizzolato che brandisce in aria un coltello insanguinato, pronto ad affondarlo di nuovo nella sua carne, prima che venisse immobilizzato dalla sicurezza.

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