Le chiavi del mare

Peter se ne sta sdraiato sulla poltrona godendosi il fresco offerto dalla cannicciata. Una mosca gli passa veloce vicino al naso e lui si butta giù dalla sedia e si precipita a inseguirla. I suoi abbai contro la bestia feroce si fanno via via più lontani, fino a perdersi tra i fichi d’India e i gerani.

“Hai chiuso il cancello quando sei entrato?” mi chiede Antonia impaurita che Peter possa scappare come il giorno prima. Le dico di sì e ne approfitto per riconsegnarle le chiavi del mare. “Sicuro che non vuoi farti un altro bagno?” mi dice affabile. “Purtroppo non riesco”, ribatto io “ho il treno alle tre”, ma avrei voluto risponderle che sarei rimasto lì per sempre. “Si sta bene qui” mi chiede lei come se mi avesse letto nella testa. “È un paradiso” aggiungo io sospirando, figurandomi ancora nell’acqua cristallina in cui ero immerso fino a mezz’ora prima.

“Tu considera che quando mio padre ha comprato questo pezzo di terra non c’era niente, era tutto campagna, solo le case dei contadini, senza luce e senza acqua. Questi pini enormi li ha ottenuti piantando pinoli; i muretti, le scalette, le aiuole li ha costruiti tutti lui”. Antonia si guarda intorno mentre un fascio di sole le taglia a metà il viso. Peter, arresosi all’agilità della mosca, sgambetta verso di noi e con un salto prende nuovamente possesso della sua poltrona. Nel Cucinone, la casetta accanto al patio dove siamo seduti, Giuseppe Berto, il padre di Antonia, ha scritto in due mesi Il male oscuro, il suo libro più famoso.

Capo Vaticano è un promontorio roccioso, in provincia di Vibo Valentia, che si butta a capofitto nel mar Tirreno. Da qui si scorgono le isole Eolie, il golfo di Sant’Eufemia e nei giorni tersi lo sguardo giunge veloce fino al punto più stretto tra Calabria e Sicilia, dove Scilla e Cariddi terrorizzavano i marinai. Questo tratto di litorale calabrese è stato denominato Costa degli Dei, che può suonare retorico solo a chi non ha mai visto l’intensità del turchese del suo mare.

“Mio padre era un veneto che viveva a Roma, ma si era profondamente innamorato del Sud da quando aveva attraversato l’Italia in treno per andare a fare il militare in Sicilia. Con mia madre, anni dopo, erano tornati per rivedere questi posti. Avevano visitato la Costiera amalfitana, Maratea, fino ad arrivare qui”. Alla stazione di Ricadi un ragazzo si offre di fargli vedere Capo Vaticano, che deve il nome ai vaticini della sibilla Manto che tra quei costoni si nascondeva nella sua grotta. L’incantamento è inevitabile. “Comprano tutto questo terreno da un signore che doveva fare la dote per sua figlia e divenne subito il luogo preferito di mio padre, il suo posto sicuro”.

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