La 69° edizione del Festivàl della canzone italiana di Sanremo è stata vinta da Mahmood, italiano di seconda generazione, col brano Soldi che ha una frase tutta in arabo. “Dimostrazione che l’incontro di culture differenti genera bellezza” per dirla con le parole di Elisa Isoardi, probabilmente affetta da qualche disturbo dissociativo visto con chi stava fino a pochi mesi fa. Salvini infatti nel frattempo si strozzava con pane e nutella. Noi qui si è deciso d’investire mezzo euro per scongiurare un Il Volo bis, e per fortuna abbiamo speso bene i nostri soldi, soldi, clap clap. Il pezzo meritava il podio, ma senza dubbio sotto Arisa.

Ultimo che a dispetto del nome è arrivato secondo, se l’è presa coi giornalisti in sala stampa che davano per scontata la sua vittoria e poi ha aggiunto, salvinianamente, che lui canta per i suoi fan e per chi lo ha votato. Il Volo, arrivato terzo, ha fatto il pieno di preferenze da casa così come Ultimo. La situazione è stata poi ribaltata dalla giuria d’onore e dai giornalisti, che hanno votato in massa per Mahmood invertendo la classifica. A dimostrazione che le élite e i professoroni sono i indispensabili per governare questo paese di smandrappati.

La proclamazione dei vincitori è stato un profluvio di gaffe mai visto nella storia di Sanremo: anche a lasciarli lavorare è evidente che questo non è proprio il lavoro di Claudio Baglioni, ma soprattutto di Claudio Bisio e di Virginia Raffaele (che infatti con l’unica serie di imitazioni con cui cui ci ha deliziato ha fatto venire giù l’Ariston).

Insistenti buuu si sono levati dalla platea e dalla piccionaia per il quarto posto di Loredana Bertè. Non tanto forse per la canzone, ma perché tutta l’Italia, tutta l’Eurovisione e tutta la Mondovisione avevano bisogno di risposte: cosa conterrà mai la mini-borsetta con cui ogni sera Loredana si presenta sul palco? Le mini-chiavi del mini-bar? Le corde vocali nuove? Le pillole della pressione?

Per far dormire sonni tranquilli al mondo intiero ho deciso d’intrufolarmi a Sanremo e chiederglielo di persona. Non è stato facile perché l’Ariston ha più controlli della dogana inglese dopo la Brexit, quindi mi sono finto uno spettatore qualunque e ho aspettato il momento giusto. Sono salito in piccionaia, in attesa dell’esibizione di Loredanona, facendo nel frattempo diverse scoperte. Per esempio che lassù in cima ci si scioglie dal caldo; che per andare in bagno devi fare alzare talmente tante persone che valuti l’ipotesi di fartela addosso per rinfrescarti; che se decidi eroicamente di provarci durante una delle pubblicità, il tuo posto verrà immediatamente occupato da una persona pagata dal Festivàl affinché non restino poltroncine vuote; che nonostante tutto c’è un grandissimo via vai di gente, tra cui di claque che vengono ad applaudire e a sbracarsi per i loro beniamini (non per fare nomi, ma quello che odia i centri commerciali e l’inglese ne aveva un gruppetto proprio dietro di me); che la Rai paga uno squinternato che per le cinque ore che siamo rimasti segregati lassù ci ha incitato a urlare e ad applaudire come delle scimmie ammaestrate; che dal vivo a un certo punto vieni contagiato da una scriteriata allegria e ti metti a cantare anche Federica Carta o Nino D’Angelo. Dal vivo ho anche capito perché i presentatori si ostinano a riproporci gag de mmerda: perché lì dentro c’è gente che ride e applaude per davvero, anche senza l’aiuto del navigator.

Ubriaco da queste numerose agnizioni, non appena Loredanona nostra ha finito di esibirsi mi sono sbracciato dalla piccionaia e ho urlato: svelaci il contenuto della mini-borsettaaaaa!!! Ma lei ha fatto finta di niente, ha ringraziato e se n’è andata.

Allora mi sono fatto forza, ho scavalcato spettatori paganti e spettatori pagati, sostenitori farlocchi e guardie di sicurezza, quadri di Pippo Baudo e Dalidà e mi sono fiondato nelle segrete dell’Ariston. Ho superato il camerino di Patty Pravo che stava fumando erba coi Boomdabash, poi ho aperto una porta e c’era Nigiotti che pisciava fischiando, allora ho chiesto scusa e sono tornato indietro dove ho trovato Anna Tatangelo che girava uno spot della Coconuda insieme a Livio Cori (mica scema). Ho attraversato un lungo corridoio, superando in un angolo Cristicchi che pregava in silenzio, Irama che ho salutato con un “Ciao Einar!” e Arisa che si misurava la febbre per capire se si sentiva bene per davvero. Poi ho svoltato l’angolo e mi sono imbattuto in pater Baglioni che stava andando a cambiarsi e allora gli faccio “Pater, mi può indicare il camerino della non-sono-una-signora Bertè?” e lui mi sorride con gli occhi scuri diventati grandi insieme e risponde “Hai l’anima smaniosa a chiedere di un posto che non c’è?” e io “Sì pater” e lui “Prosegui dritto per questo corridoio e te la trovi sulla sinistra, strada facendo”.

Il pater non diceva bugie. Busso alle porte del buio e gridai “Fammi entrare” ma lei rispose di no. Allora bussai di nuovo ma una voce sguaiata disse “non c’è più tempo”. “Ti prego Loredana, tutta la mondovisione e il mondo del web se lo chiede: “Cosa hai nella tua mini borsetta? Dobbiamo saperlo!”. Si apre la porta e una mano mi trascina dentro tra champagne e caviale. “Scusami me stavo appuntando lo stomaco che qui ogni sera famo e due e nun ce danno nemmeno du’ salatini”. “Non si preoccupi Loredana, finisca con calma”. Dopo aver fatto un ruttino si dice pronta a svelare l’arcano. “Registrame così poi nun me rompi più li coglioni” e io eseguo.

Dall’emozione ho avuto uno strano cambio di voce, ma ne è valsa la pena. L’enigma è stato risolto, ora potrò dormire di nuovo sonni tranquilli e anche voi.

Si conclude una delle settimane più faticose ma divertenti dell’anno. Dell’edizione 69, la Baglioni bis, ci rimarranno tante gag insignificanti, alcune bruttissime, tanti ospiti italiani e nessuno straniero, tentativi di suicidio registrati zero. Cosa ricorderemo invece delle altre canzoni?

4) Loredana Bertè = la sua mini-borsetta
5) Simone Cristicchi = la sua spinta evangelizzatrice
6) Daniele Silvestri = l’aver vinto tutte le targhe disponibili
7) Irama = che non è Einar
8) Arisa = che doveva vincere lei
9) Achille Lauro = che la balleremmo volentieri ubriachi
10) Enrico Nigiotti = che ha una penna sovranista
11) Boomdabash =  che le creste, grazie al cielo, sono passate di moda
12) Ghemon = che è insieme respingente e ammaliante
13) Ex Otago = il duetto bellissimo con Savoretti
14) Motta = che ho zittito i buuuatori dopo la vittoria come miglior duetto con Nada
15) Francesco Renga = che è insopportabile
16) Paola Turci = che le parti alte non le vengono bene
17) The Zen Circus = un finale da fare venire i lacrimoni
18) Federica Carta e Shade = un profumatore per ambienti
19) Nek = che servirebbero più 50enni così
20) Negrita = che Pau è uguale a Enrico Ruggeri
21) Patty Pravo e Briga = che Briga non se lo è mai filato nessuno
22) Anna Tatangelo = che ci piaceva di più quando era una rustica ragazzina di Sora
23) Einar = che non è Irama
24) Nino D’Angelo e Livio Cori = Livio Cori

Grazie a tutti per aver seguito le mie cronache sanremesi 2019. Visto che come Ornella anch’io faccio tutto questo aggratis – che non diventi un’abitudine – non è vi chiedo dei soldi, soldi,(clap, clap), ma magari un po’ di like, like non mi farebbero schifo. Ci vediamo l’anno prossimo e mi raccomando: attenzione alla linea del vestitino.

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