L’ultima casa sul fiume

Le acque verdi del fiume Po seguono il verso della corrente, com’è giusto che sia. Ogni tanto passa una canoa a pelo d’acqua guidata da qualche sportivo noncurante dei trenta gradi che già avvolgono Torino a fine giugno. Alle elementari le maestre insistevano, con una certa ostinazione, affinché imparassimo a memoria la lunghezza, la portata, gli affluenti e le provincie lambite dal più grande fiume d’Italia. Ad oggi l’unica cosa che mi è rimasta impressa nella memoria è che il Po sgorga dal Monviso, in una località chiamata Pian del Re. Nemmeno il dato più importante.

A un altro Re è dedicato l’imbarcadero dove sto assaporando un ottimo vitello tonnato, godendomi la vista del fiume. Da qui i reali di casa Savoia, salivano sul loro bucintoro e, in compagnia di principi e duchi di tutt’Europa, lasciavano la terraferma per dare feste sul fiume più lungo d’Italia. L’Imbarco del Re Perosino sorge ancora oggi nel cuore del Parco del Valentino, a un tiro di schioppo dall’omonimo castello di proprietà dei Savoia da inizio 1600, trasformato in maison de plaisance da Madama Cristina e oggi sede della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.

Anna De Coster, che adesso gestisce l’attività di famiglia, mi fa il conto sul registratore di cassa tenendo la sigaretta tra le dita. Porta i capelli tirati indietro e gli occhiali da vista sulla testa. “Il caffè l’offriamo noi”, dice con aria affabile. Mi accompagna al tavolino dove sua madre, la signora Graziella Perosino sta finendo di pranzare seduta sotto la frescura offerta dalla rigogliosa chioma di un albero di nespole. Accanto al piatto in cui intravedo i resti di spaghetti ai gamberi, c’è una pagina de La Stampa aperta sulle notizie locali. La casa con imbarco sulle sponde del Po sono stati acquistati nel 1936 da suo padre Alberto e da sua moglie Anna Pesca. La famiglia Perosino vive qui da ottantacinque anni.

“Mio nonno Alberto era Maestro d’ascia, un artigiano del legno esperto nella costruzione e riparazione delle barche” m’informa Anna orgogliosa. “Lui le costruiva, mia nonna le affittava. Questa sponda del fiume è stata per secoli popolata da imbarcaderi, da quando i francesi nel ‘700 hanno istituito il demanio idrico statale e hanno permesso ai barcaioli di rimanere a vivere sul fiume continuando le loro attività, a patto che traghettassero le persone da una sponda all’altra. I ponti non c’erano ancora”.

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