Remi in barca

Nella stanza in cui scrivo la luce si sta diradando e la cosa che al momento mi peserebbe di più al mondo è alzarmi per andare a schiacciare l’interruttore. Fuori il cielo è bianchissimo e si posa sulla tastiera permettendomi di trovare le lettere. Cercherò di fare in fretta, mi dico, ma in realtà non ho ben chiaro cosa.

Non so se avete mai provato quella sensazione di sentirvi, per un periodo prolungato, indolenti e intorpiditi, come se aveste passato dei mesi chiusi in una gigantesca lavatrice impostata sulla centrifuga. E come se da quell’oblò foste stati risputati nel mondo esterno apparentemente uguali – certo magari un po’ slungati per i ripetuti giri – eppure totalmente diversi. Svuotati, abulici, privi di idee, di propositi. Illanguiditi.

Ricordo che, a un anno dallo scoppio della pandemia, proprio l’illanguidimento era la sensazione che la stragrande maggioranza delle persone stava sperimentando. Dopo le centrifughe dei lockdown, dei contagi, dell’impossibilità di fare dei piani, le persone hanno iniziato a non avere più voglia di fare le cose che avevano sempre fatto, a non trovare giovamento nelle consuete attività, a non riuscire a recuperare la concentrazione e magari buttare le ore scrollando i social.

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