Seduto a capotavola, il signor Alberto è intento a spolpare un carciofo bollito. La luce del lampadario al neon sopra di lui lo illumina come se fosse il centro della scena. Nel piatto una montagnola di scarti dei carciofi già inghiottiti. La moglie Italia, la figlia Simonetta e i nipoti trafficano nella stessa cucina, ma lui non sembra essere interessato a quello che gli succede intorno. Mentre mangia, Alberto, segue in tv lo stanco dibattito politico alla vigilia del 25 aprile e le enormi cuffie wireless che tiene in testa, sotto un berretto con la visiera, gli permettono di non perdersi nemmeno una parola. A Piedimonte Matese, in provincia di Caserta, è calata la notte.

Conosco Noemi, sua nipote, da più di dieci anni. Siamo stati colleghi per un periodo delle nostre vite, capendo presto che il nostro rapporto era più di amicizia che di lavoro. Tra una pausa pranzo e un’altra è capitato spesso che mi raccontasse delle prodezze del nonno Alberto, un centenario pieno di vita la cui biografia si è intrecciata indissolubilmente con la storia del nostro Paese. Mio nonno scrive poesie, mio nonno scambia mail con una studiosa, mio nonno ha fatto la guerra, mio nonno ha pubblicato un libro, mio nonno ha ricevuto un’onorificenza dal Comune, mio nonno è fascista.

“Bacchiani Alberto” mi dice scattando in piedi con fare militaresco porgendomi la mano, quando si accorge che nella stanza c’è qualcuno al di fuori della famiglia. Senza mai togliersi le cuffie si risiede e chiede gentilmente alla moglie, seduta lì accanto, di passargli una mela. “Senza la frutta non conclude mai un pasto” dice la signora Italia. “Pensa che una volta dopo aver mangiato per ore a un matrimonio, siamo tornati a casa ed è andato dritto a sbucciarsi un’arancia perché lì non avevano servito la frutta”.

Il talk show è finito e il signor Alberto, dopo aver sbucciato e mangiato una mela annurca, si toglie le cuffie dalla testa e le incastra alla spalliera di una sedia. Mi guarda sorridendo, da dietro i suoi spessi occhiali. La pelle del suo volto è liscia e tesa, e gli regala vent’anni in meno dei suoi effettivi centouno. Un secolo è veramente un’enormità da immaginare, penso, figuriamoci da vivere. Gli chiedo quale sia il segreto della sua longevità, magari la frutta alla fine di ogni pasto, oso, nonostante tutti i nutrizionisti lo sconsigliano. “Primo e secondo, oltre alla frutta”, interviene la figlia Simonetta ridendo, “a pranzo e a cena”. “E i Rigoli a merenda e a colazione” aggiunge Italia continuando lo sfottò.

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