Sul fatto che la scoperta di Kepler 452b sia straordinaria non c’è alcun dubbio. Insomma, sapere che c’è un pianeta in cui un anno dura quasi quanto il nostro, che orbita intorno a una sua stella che gli regala l’energia sufficiente e una temperatura ideale per la presenza dell’acqua, e quindi che questo possa essere considerato abitabile, è grandioso.
L’efficacia dei mezzi di comunicazione della NASA ha permesso a Kepler 452b di finire sui giornali e sulle tv di tutto il pianeta, il nostro, facendo finalmente sperare gli stanchi terrestri di non essere soli nell’universo. Di pianeti pressoché abitabili ne erano stati già scoperti decine. Kepler 452b infatti per mantenere il primato dovrà vedersela con Kepler 186f, Kepler, Kepler 22b e molti altri ancora.

Però, per farla breve, possiamo dire che sono tutti talmente lontani da noi che seppur ci fosse della vita non riusciremmo nemmeno a farlo sapere ai nostri bis-nipoti. La distanza infatti tra noi è Kepler 452b è di 1400 anni luce, che per non sapere né leggere né scrivere dico che mi sembrano un bel po’ di chilometri.

In ogni caso la stella del buon Kepler 452b ha soffiato le sue 6 miliardi di candeline, quindi i kepleriani sono più vecchi di noi e potrebbero avere quasi 2 miliardi di anni di esperienza in più. Magari hanno avuto i loro Razzi e Salvini, ma forse sono arrivati a trovare una cura o almeno un metodo per non farli candidare a rappresentanti del popolo.

“Qui rom non ce ne sono!”


Sarà, comunque la mia riflessione vorrebbe toccare un altro punto, ovvero quel disperato bisogno di sapere che non siamo soli nell’universo. Sarebbe bellissimo se un domani si riuscissero a scoprire altre forme di vita intelligenti, ma a noi realmente cosa cambierebbe? La nostra solitudine, la nostra paura del vuoto, dell’infinito sarebbero colmate? Il terrore di non essere amati, di non essere felici, di perdere le persone care, di fallire, cesserebbe? Poi magari scopriamo che sono pure più intelligenti di noi e la nostra autostima crollerebbe a picco.

Senza parlare di tutte le implicazioni filosofico-teologiche che avrebbe questa scoperta (esistenzialismo who?). E beh, se Dio ha creato tutto quello che esiste ed onnisciente, onnipotente e onnipresente, e la Bibbia è la sua parola (che riassume un po’ tutto quello che è stato dalla creazione fino a Cristo), perché non contiene nemmeno un accenno a un altro pianeta con altra gente sopra? Non sia mai che io stia affermando che la Bibbia sia stata scritta da romanzieri terresti per lettori terrestri, ma credo proprio che i teologi sotto sotto sperino che non ci sia una terra-bis. È stato già così difficile circuire un pianeta intero, figuriamoci due.

Forse è sempre più semplice e comodo proiettare le proprie angosce esistenziali su ciò che non si conosce (o che non si conosce ancora); nella speranza che una mano provvidenziale ci illumini sul senso di questa nostra vita. Nel frattempo però noi siamo qui: quindi o ci troviamo un bravo analista, o ci rimbocchiamo le maniche e proviamo a essere felici, che già non è proprio cosa semplice.

Pace e bene.

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