Una voce potente, un timbro scurissimo e un riconoscibilissimo accento romagnolo che sventola come una bandiera. Thomas O. Fadimiluyi in arte FADI, è uno dei Giovani che vedremo sul palco della 70esima edizione del Festival di Sanremo. Trentun’anni, nato e cresciuto a Riccione, città a cui è legato visceralmente: «Quando studiavo Economia a Bologna mi sentivo spaesato perché non potevo orientarmi guardando il mare». Tra 800 aspiranti Nuove Proposte, la sua voce profonda ha convinto la giuria a portarlo in riviera, quella ligure stavolta. Due noi, il brano in gara, è un una canzone d’amore sincera e malinconica, che cela anche un omaggio a Fabrizio De Andrè, gigante con cui Fadi ha già avuto modo di cimentarsi nella reinterpretazione di Rimini per il progetto discografico Faber Nostrum.

Sin da piccolo nell’officina del padre – originario della Nigeria, etnia Yoruba, arrivato in Italia nei primissimi anni Ottanta per imparare l’arte del design di automobili e per coltivare la passione per i motori – ascoltava Bob Marley, Ray Charles, Fela Kuti. Nella pensioncina gestita dalla madre a Riccione risuonano invece Lucio Battisti e Lucio Dalla. Le sonorità del West Africa e il cantautorato italiano si fondono senza forzature nel suo primo disco, in uscita il 31 gennaio 2020 per Sony Music Italy/Picicca e anticipato dai singoli Cardine, Se ne va e Canzone leggera. Fadi non ha paura di misurarsi con la canzone all’italiana (ha aperto il concerto di Francesco De Gregori in Romagna), conservando un suono senza fronzoli, e invita a vivere pienamente le relazioni, senza mezza misure, a prescindere dal finale, ma anche ad accettarsi così come si è e a volersi più bene.

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