Miriam Toews è una di quelle scrittrici in grado di portarti dentro l’abisso con un sorriso. Che sa parlare di dolore senza cadere nel pietismo, che racconta i fatti della sua famiglia per provare a fare luce sull’assurdità della vita. La sua biografia è intrecciata nelle storie che racconta, di cosa vuol dire crescere in una comunità mennonita in Canada, dove ascoltare il rock è considerato un peccato, di quello che si prova quando l’unica sorella ti chiede una mano per morire, di che sapore ha la malattia mentale, di cosa è lastricata la via per la fuga.
Da pochi giorni è uscito in Italia (nella traduzione di Maurizia Balmelli per l’editore marco y marcos, che con questo ha portato l’opera completa della scrittrice canadese nel nostro Paese) un libro che Toews ha scritto nel 2000, Swing Low, e in cui racconta la vita di suo padre Mel, scritta dal suo punto di vista, lo sguardo di uomo che a 17 anni si sentiva fragile come un uovo. A quella fragilità i medici assegnano il nome di disturbo bipolare, a cui segue il consiglio di evitare di fare troppi progetti per il futuro. Ma Mel Toews fa di testa sua: sposa una donna piena di vitalità, cresce due figlie dai caratteri forti, diventa un amato insegnante e un appassionato floricoltore. Legge, scrive, cammina, si rende utile in chiesa. Fino a quando quel guscio d’uovo diventa troppo sottile per farlo sentire protetto dal resto del mondo. Fa di testa sua ancora una volta, il signor Toews, e pochi giorni prima del suo compleanno, saluta la vita inginocchiato sulle rotaie dando le spalle al treno in arrivo.
Abbiamo fatto una chiacchierata con Miriam Toews a proposito di Swing Low e di tutti i suoi complicati atti d’amore. Abbiamo parlato di petunie bianche e rosse, di disagio psichico e di cosa c’è di così comico nell’insensatezza dell’esistenza.
Come va la vita, tra un lockdown e un altro?
Beh, comincio ad essere davvero stanca, come il resto del mondo d’altra parte. Io e la mia famiglia stiamo bene, siamo molto fortunati, anche perché sta per nascere il mio terzo nipote e un altro arriverà in primavera!
La vita di una comunità mennonita è molto diversa da quella in lockdown?